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Dizionario dei Termini Tessili
2. Un tipo di abbigliamento che grazie al suo disegno, al materiale, ai dettagli funzionali e alla misura morbida può non solo essere utilizzato come abbigliamento da tutti i giorni, ma anche adatto per attività sportive come il ciclismo o per il passeggio, ecc. (per esempio: giacca sportiva, gonna sportiva, vestito sportivo, ecc.).
Nell’industria tessile si distinguono due tipi di filati: quelli formati da fibre di lunghezza limitata, unite fra loro mediante le operazioni di filatura (filati di cotone, lana, lino e canapa), e i filati ottenuti torcendo insieme fili continui (ad esempio la seta). Tra quelli destinati alla tessitura si distinguono filati di catena, caratterizzati dalla consistenza dovuta a notevole torsione, e i filati di trama che, al contrario, sono poco ritorti. Qualche volta, tenuto conto del genere di lavorazione al quale sono destinati, viene loro data una torsione intermedia: in questo caso si chiamano filati di mezza catena. Per aumentare la resistenza della catena si è spesso costretti a torcere insieme due o più fili ottenendo così i filati ritorti, in contrapposizione a quelli normali, chiamati filati semplici. I filati a torsione sinistrosa o destrosa sono fabbricati in funzione delle macchine da confezione sulle quali saranno utilizzati. I Filati di Seta sono ottenuti mediante l’accoppiamento delle bave dei bozzoli al fine di costituire un numero di fili più o meno considerevole; dopo questa operazione, si effettua la torcitura a seconda della torsione impartita, i filati prodotti vengono classificati come organzini, trame, grenadine, peli, crespi, etc. La grossezza dei filati è indicata dal titolo.
1) il sistema pettinato, nel quale si utilizzano lane vergini, dalle fibre lunghe che vengono disposte in modo parallelo così da ottenere un filato raccolto per tessuti battuti, lisci, leggeri, meno caldi e più costosi.
2) il sistema cardato che utilizza fibre corte, poco orientate, che danno un filato più voluminoso, adatto alla realizzazione di tessuti più gonfi, pelosi, morbidi e più caldi. E’ la più diffusa ed importante fibra animale che costituisce il vello di varie razze ovine.
Caratteristiche: grazie alla sua particolare struttura e alla fitta ondulazione delle fibre, possiede eccellenti qualità e proprietà, come: igroscopicità (assorbe umidità in peso sino al 30%), forte protezione termica (coibenza), elasticità, resistenza all’usura ed alla fiamma. Impieghi: in tutti i campi del tessile, pura o in mischia con altre fibre. Ne esistono molte varietà, classificabili in base a finezza, lunghezza, colore e lucentezza. E’ fatta di tre strati concentrici. Quello esterno (CUTICOLA) è costituito dalla cheratina , una sostanza proteica composta da minutissime scaglie collegate tra loro. Lo strato intermedio è formato da cellule fusiformi al cui carattere sono dovute le proprietà fisiche della lana. Lo strato interno (MIDOLLO) è composto da cellule contenenti aria; nelle lane fini o medio spesse questo strato manca. Il diametro del filamento è misurato in micron mentre la lunghezza lo è in millimetri e dipende dalla razza dell’ovino, dalla sua età, dall’alimentazione e dalle condizioni di allevamento. La lana di TOSA si ricava dalla tosatura dell’animale vivo, quella di CONCIA dalla concia dell’animale morto. Le caratteristiche che distinguono una lana dall’altra sono la lucentezza, la finezza, l’ondulazione, l’arricciatura, la morbidezza, la sofficità, l’elasticità. Le ondulazioni sono più fitte quando la lana è più fine. La lana delle pecore merinos è molto arricciata e fine risultando così pregiata ed utilizzata quasi esclusivamente per l’abbigliamento. Le qualità della lana , oltre a quella primaria di riscaldare, sono: idroassorbenza, idrorepellenza, scarsa elettricità statica, scarsamente infiammabile, resistenza ai piegamenti e docilità alla flessione (resilienza). I difetti più evidenti: l’infeltrimento (risolvibile con trattamenti di irrestrengibilità) e il pilling, cioè la formazione in superficie di piccoli agglomerati di fibra. Il marchio PURA LANA VERGINE indica che non è stata rigenerata, ovvero che non è stata ottenuta dalla sfibratura meccanica di capi di lana usati (questa operazione tende ad accorciare, tagliandole, le fibre e quindi produce un filato meno resistente).
Esistono quattro gruppi di tessuti: le TELE o TAFFETAS, le SAGLIE o DIAGONALI, i RASI o SATIN e gli JACQUARD. La resistenza di un tessuto dipende dal tipo di fibra: l’ORGANZINO, che ha fibra lunga e ritorta , è molto resistente, mentre la BOURETTE ha fibra corta e quindi poca resistenza. Una via di mezzo è il filato SHAPPE.
Caratteristiche tecniche delle tele di cotone:
ES: Tela 20/24
Il primo numero esprime il Titolo del Filato sia in Ordito che in Trama(normalmente è lo stesso in ordito e in trama, le tele si dice che sono quadre, se non diversamente specificato), Il secondo numero indica i fili (di ordito) e le battute di trama. Nel caso il titolo dei fili di ordito sia diverso da quello di trama, il filo di ordito è solitamente più sottile più bello. Si dice che una tela è un doppio ritorto quando è composta da fili ritorti sia in ordito che in trama.
A Stuoia: tende formate da listelli di legno uniti da fili di cotone. Si arrotolano per mezzo di corde e carrucole.
A rullo: dal tessuto leggero e di medio peso, queste tende hanno un rullo in legno o resina sul quale si avvolge il tessuto, azionato da un meccanismo a molla.
A pacchetto, che può essere
– rigido: tale tenda risulterà simile a quella a rullo, ma una volta alzata si noteranno pieghe orizzontali
e piatte, ottenute cucendo, ad intervalli regolari, fettucce in cui verranno inserite bacchette
in legno.
– morbido: anch’esse ben tese, una volta abbassate, si raccolgono, alzate, in ampie e morbide pieghe
orizzontali.
A lamelle: formate da strisce di tessuto, di larghezza tra i 9 e i 13 cm., rinforzato e di solito a grossa trama.
Plissettate: caratterizzate da carta speciale o tessuto pieghettato. Si muovono tramite cordicelle posizionate in fori verticali.
Veneziana: confezionate su misura e prodotte in diversi colori, sono per lo più in lega di alluminio e plastica.
distribuita uniformemente e che, fondendo per effetto del calore del ferro da stiro o di una pressa, viene
applicato sui tessuti per rinforzarli o conferirgli corpo.
Con il sistema di Titolazione INDIRETTO (per fibre animali e vegetali) il titolo dei filati è ricavato dal rapporto fra una lunghezza (variabile) e un peso (fisso). Quanto più è alto il numero che esprime il titolo quanto più è elevata la finezza del filato. Il Titolo Metrico (indiretto) assume come unità di lunghezza la matassa di 1000 metri e come unità di peso il chilogrammo. Se per esempio si ha un n° di matasse della lunghezza di 25.000 m. e del peso di 1 kg., il filato ha il titolo metrico 25.
Con il sistema di Titolazione DIRETTO (o ponderale) impiegato per la seta e per tutte le fibre artificiali e sintetiche, l’unità di lunghezza (fissa) è una matassa di 450 mt., l’unità di peso (variabile) è il “denaro” pari a gr. 0,05 e si ha il Titolo in Denari. Quanto più basso è il titolo, tanto più è elevata è la finezza del filato. Ad esempio se una matassa di seta di 450mt. pesa 0,15 gr. il filato ha titolo di 3 denari. Dal 1965 è in corso di adozione un sistema unificato di titolazione, secondo la quale il titolo viene espresso in tex (grammo-peso e lunghezza di 1.000 mt.) da cui deriva il multiplo kilotex (1000 tex) e il millitex ( 0,001 tex).
Velluto a coste: è un’altra variante del tessuto e può essere ottenuta sia per effetto di tessitura, sia per procedimento di spazzolatura, ceratura, calandratura. Si presenta con coste in rilievo ed è molto più resistente del velluto liscio.
follato, fabbricato di solito con lana rigenerata o con scarti di lavorazione.
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