Et Gabrielle… créa l’homme! Potrebbe riassumersi nella parafrasi del cult movie francese del 1956 (quello che rese celebre Brigitte Bardot, tra l’altro) il 26esimo episodio visivo di Inside Chanel, film di moda suddiviso in capitoli con cui la maison racconta – attraverso materiali d’archivio, foto e filmati inediti – la storia di Gabrielle Chanel, e ne mette in luce nuove connessioni e approfondimenti, che mostrano come la vita privata della stilista si sia indissolubilmente intrecciata al suo talento e alla sua rivoluzionaria visione della moda. Così se da un lato Mademoiselle ha indubbiamente il merito di aver liberato le donne dai bustini e dai rigidi dettami stilistici dell’epoca, è sempre a lei che si deve la nascita di quello stile maschile au féminin che è stato rivoluzione nella rivoluzione. Anzi, fu proprio prendendo in prestito gli elementi della moda maschile che creò un nuovo stile per le donne. E per farlo trasse ispirazione dagli uomini della sua vita (non solo i suoi amori, ma le tante figure maschili che a vario titolo entrarono in contatto con lei), che divennero così le sue muse, non solo nell’alimentare passioni come l’arte, lo sport o il balletto, ma anche nel definirne la personalità, i valori, il talento.Masculine as her muse.
Furono loro, gli uomini, o meglio i soldati della caserma di Moulins – dove cominciò a lavorare come sarta e imparò l’essenzialità dei tagli netti delle uniformi – ad acuire in lei quel senso di indipendenza, necessario anche per una donna. FuÉtienne Balsan, appassionato di equitazione, a dimostrarle che il comfort di quell’abbigliamento poteva andare di pari passo con l’eleganza, e la libertà che l’abbigliamento sportivo le dava accelerò in lei il desiderio di abbattere ogni tipo di restrizione nella moda. E se Boy Capel, il grande amore della sua vita con cui condivideva l’amore per la poesia e la letteratura, l’aiutò a riconoscere nella sua determinazione la più grande forza e nel suo istinto la sua bussola più affidabile, fu José Maria Sert, marito della sua amica Misia, a iniziarla al suo amore per Venezia e a fare di questa città, con le sue chiese barocche e la spiaggia del Lido, uno dei suoi luoghi del cuore. E poi ci sono stati il Granduca Dmitrij Pavlovič – che suscitò in lei l’interesse per le bluse ricamate e per la pelisse, la redingote militare, ma che la influenzò anche attraverso i racconti dei profumi perduti della sua terra nel creare la sua fragranza più celebre – e il duca di Westminster che con il suo tweed le fece scoprire lo stile british e l’eleganza del lusso nascosto (“l’interno conta tanto quanto l’esterno”), grazie a cui Gabrielle imparò a creare quel mix tra raffinatezza e relax che sempre caratterizzò le sue creazioni dall’eleganza disinvolta. E ancora: Igor Stravinsky, Pablo Picasso, Diaghilev, Jean Cocteau, Salvador Dalí e Pierre Reverdy, tutti loro hanno lasciato segni indelebili in Gabrielle, alimentandone l’immaginario e l’immaginazione.
Nel corso di tutta la sua vita, Gabrielle alimentò il suo istinto creativo prendendo in prestito dal guardaroba mannish e creando quel binomio maschile/femminile che è stata la signature di tutte le sue creazioni, dando vita alle parole chiave del dizionario Chanel: l’abito dal taglio immacolato, la pelle matelassé e la borsa a tracolla, la giacca di tweed. E nel fare questo mise la mascolinità al servizio della femminilità, sia per se stessa che per le altre donne: fu un atto mai visto prima ed è in questo atto rivoluzionario la straordinarietà di Gabrielle Chanel. Ribaltò con coraggio le regole dello stile e del comportamento dei suoi tempi, rifiutò di essere incatenata dagli uomini e di assoggettarsi al dominio maschile, anzi se ne servì per esprimere con forza le sue visioni perché – come lei stessa diceva – “non mi lascio mai legare dalle catene”. E questa è stata la sua prima e più grande lezioni di stile, e di vita. Scegli chi vuoi essere e diventa quella donna.
Fonte: Giulia Pacella (www.elle.com)
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