Dalla trasparenza al dovere normativo
Nel contesto della strategia europea per la sostenibilità dei prodotti, il Regolamento (UE) 2024/1781 sull’Ecodesign per i prodotti sostenibili ha introdotto una delle novità più rilevanti per il settore moda e tessile: il Passaporto Digitale del Prodotto moda (Digital Product Passport, o DPP). Questo nuovo strumento normativo mira a rendere obbligatoria la tracciabilità ambientale, sociale e tecnica dei prodotti immessi sul mercato europeo. Per la moda, ciò implica un radicale cambio di paradigma nella progettazione, produzione e comunicazione dei capi.
Il passaporto digitale non è soltanto un supporto informativo per il consumatore o per la filiera, ma un requisito normativo vincolante, che accompagnerà ogni prodotto lungo il suo intero ciclo di vita. Esso sarà consultabile tramite sistemi interoperabili, ad esempio QR code o blockchain, e conterrà dati tecnici ambientali, informazioni chimiche e di riparabilità, durata, origine e contenuto riciclato. È uno strumento pensato per rafforzare le scelte d’acquisto consapevoli e per contrastare il greenwashing.
Questa misura rientra nella più ampia strategia dell’European Green Deal e nel piano operativo delineato dalla Comunicazione COM (2022)140, che promuove una “transizione verde” dell’intera economia dell’Unione attraverso strumenti normativi stringenti, basati su digitalizzazione, tracciabilità e responsabilità estesa del produttore.
Infine, le linee guida operative e le buone pratiche per l’applicazione nel settore abbigliamento sono state raccolte nel documento UNECE – Sustainability and Transparency in the Garment and Footwear Sector, che fornisce uno schema dettagliato per la raccolta e gestione delle informazioni da integrare nei passaporti digitali tessili, secondo criteri standardizzati.
Cos’è il Digital Product Passport e come funziona
Il DPP è un archivio digitale associato a ciascun prodotto, accessibile tramite un codice univoco (spesso un QR code o RFID) applicato al prodotto stesso. Questo sistema conterrà informazioni dettagliate su:
- Composizione materiale (fibre, trattamenti, sostanze chimiche);
- Dati di durabilità e riparabilità (manutenzione, parti sostituibili);
- Origine e tracciabilità della filiera (dove e come è stato prodotto);
- Impatto ambientale (es. carbon footprint, water footprint);
- Conformità normativa (es. REACH, Ecodesign, Green Claims);
- Fine vita (possibilità di riciclo, riutilizzo o smaltimento sicuro).
A differenza delle etichette tradizionali, il DPP permette un aggiornamento continuo dei dati anche dopo la vendita, garantendo trasparenza lungo tutto il ciclo di vita del prodotto.
Impatti pratici per i brand moda
Per i produttori e marchi della moda, l’introduzione del DPP comporta una serie di obblighi tecnici e organizzativi. Non si tratta solo di caricare informazioni, ma di ricostruire la documentazione di prodotto in modo strutturato e conforme ai requisiti di interoperabilità e leggibilità definiti dalla Commissione.
Ciò implica:
- Raccogliere dati ambientali in fase di progettazione, attraverso strumenti come LCA (Life Cycle Assessment);
- Integrare il DPP nei sistemi aziendali ERP, PDM o PLM;
- Collaborare con fornitori per ottenere informazioni lungo la catena di fornitura;
- Verificare e aggiornare costantemente i dati comunicati al consumatore.
L’obiettivo è fornire un fascicolo digitale certificabile che possa essere utilizzato da autorità, consumatori e altri attori (es. riparatori, riciclatori).
Rischi per chi non si adegua
La mancata implementazione del passaporto digitale comporta rischi importanti, tra cui:
- Esclusione dal mercato europeo, poiché il DPP sarà requisito obbligatorio;
- Sanzioni amministrative in caso di dati inesatti o fuorvianti;
- Perdita di reputazione in caso di greenwashing;
- Difficoltà a partecipare a bandi e appalti pubblici (che richiederanno tracciabilità ambientale);
- Maggiori oneri in caso di controlli e audit normativi.
Queste implicazioni sono già state evidenziate da studi dell’European Environment Agency e dal report UNECE sull’accountability nella moda.
Opportunità: branding e trasparenza ambientale
Oltre agli obblighi, il DPP rappresenta un’opportunità strategica per i brand. Offrire trasparenza e informazioni verificabili può rafforzare la fiducia dei consumatori e migliorare il posizionamento competitivo.
Un DPP ben strutturato consente di:
- Dimostrare conformità ai requisiti ESG;
- Promuovere pratiche virtuose di filiera (es. made in EU, filati riciclati);
- Integrare dati ambientali nella narrazione del brand;
- Ridurre contestazioni legali su claim ambientali vaghi.
L’adozione precoce del passaporto digitale può quindi rappresentare un vantaggio competitivo.
Prepararsi ora al passaporto digitale
Il Regolamento (UE) 2024/1781 entrerà in vigore progressivamente, ma è già chiaro che il DPP diventerà un requisito fondamentale per chi produce, importa o commercializza prodotti moda in Europa. Le imprese più pronte saranno quelle che inizieranno subito a:
- Digitalizzare la documentazione ambientale;
- Formare il personale su LCA, PEF, REACH e conformità tecnica;
- Collaborare con consulenti esperti per costruire claim e fascicoli solidi;
- Scegliere strumenti interoperabili per la gestione del DPP.
Hai già iniziato il percorso verso il Digital Product Passport?
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Il DPP è obbligatorio per tutti i prodotti moda?
Non ancora, ma lo diventerà per tutte le categorie prioritarie, tra cui il tessile. Il regolamento prevede una graduale estensione.
Come si costruisce un passaporto digitale conforme?
Serve un sistema interoperabile, dati certificati, tracciabilità documentata e una gestione costante delle informazioni lungo tutta la filiera.
Chi verifica la correttezza dei dati inseriti?
Le autorità nazionali di controllo e, in alcuni casi, enti terzi accreditati. I claim falsi possono essere sanzionati.
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